Chi ha torturato brutalmente e poi ucciso Martin Zogo in Camerun ha provato a far tacere la sete di verità e di giustizia di un uomo che voleva dar voce al riscatto di un intero popolo.
Zogo faceva giornalismo d'inchiesta e aveva denunciato in maniera documentata, seria, pubblica, la corruzione di uomini potenti vicini all'attuale governo del suo Paese. Oggi bisognerebbe scriverne e parlarne dappertutto. Per far capire che vana è sempre la violenza. Chi ha pensato di farlo tacere deve sapere che da quella radio locale, la sua voce oggi è amplificata al mondo intero. L'azione degli assassini ha raggiunto esattamente l'esito opposto a quello che si prefiggeva. Chi conosce anche solo un poco l'Africa sa quanto siano importanti le radio in quel continente per raggiungere i villaggi più isolati e lontani, per poter sensibilizzare e coscientizzare, per avviare programmi di alfabetizzazione e istruzione, per fare dell'informazione un diritto fondamentale. Quello a Martin Zogo oggi non è semplicemente un tributo dovuto, ma piuttosto il tentativo di farsi eco del suo servizio. E se l'avessero ucciso per dare una lezione e un monito a tutti gli altri, sappiano che hanno fornito loro una ragione in più che ora ha anche un nome e un cognome.