Signor Presidente, che la pace sia con te. E la pace sia con tutti noi.
Il 15 marzo resterà per sempre impresso nella nostra memoria collettiva. In un tranquillo venerdì pomeriggio un uomo si è precipitato in un luogo di adorazione pacifica e ha portato via la vita di 50 persone. Quel tranquillo venerdì pomeriggio è diventato un giorno buio. E per le famiglie è stato molto più di questo.
È stato il giorno che da un semplice atto di preghiera si è trasformato nella perdita dei loro cari. Erano fratelli, figlie, padri e figli. Erano neozelandesi. Loro sono noi.
E, come nazione, li piangiamo. Abbiamo bisogno di dare voce al dolore di una nazione, ruolo secondo solo al dover garantire la sicurezza di tutti e il prenderci cura di ciascuno. Ed è proprio in questo ruolo che desidero parlare direttamente alle famiglie. Non possiamo conoscere il tuo dolore, ma possiamo camminare con te in ogni fase.
Noi possiamo. I nostri cuori sono pesanti ma il nostro spirito è forte. La polizia intervenuta tempestivamente ha compiuto un atto di coraggio […] li ringraziamo. Ma non erano gli unici a mostrare un coraggio straordinario.
Naeem Rashid, originario del Pakistan, è morto dopo essersi precipitato dal terrorista. Ha perso la vita cercando di salvare quelli che stavano adorando al suo fianco.
Abdul Aziz, originario dell’Afghanistan, affrontò il terrorista armato dopo aver afferrato la cosa a lui più vicina. Ha rischiato la vita e ha salvato molti con il suo o coraggio altruistico.
Ci saranno innumerevoli storie, alcune delle quali forse non le sapremo mai, ma a ciascuna di esse va riconosciuto un posto in quest’aula.
[…] Signor Presidente, mi piacerebbe parlare di alcune misure immediate attualmente in atto per garantire la sicurezza della nostra comunità musulmana e quella di tutti. Come nazione, restiamo in allerta. Pur mancando una minaccia specifica, restiamo vigilanti. Sfortunatamente, abbiamo visto in paesi che conoscono gli orrori del terrorismo più di noi, un modello di tensione e azioni in crescendo nel tempo. C’è una presenza supplementare di forze di sicurezza e nel nostro paese saranno presenti intorno alle moschee. Questo è segno di una grade attenzione per la sicurezza delle famiglie e deve essere la nostra priorità. […] Stiamo lavorando per fornire assistenza psicologica e sociale. C’è rabbia per quello che è successo qui. Ci sono molte domande a cui è necessario rispondere...e non possiamo permettere che quanto accaduto avvenga di nuovo. Parte del dovere di garantire la sicurezza dei neozelandesi deve includere un esame franco delle nostre leggi sulla detenzione e uso delle pistole. Onorevoli colleghi, le nostre leggi sulle armi cambieranno. […]
Signor Presidente, c’è una persona al centro di questo atto di terrore contro la nostra comunità musulmana in Nuova Zelanda. Un uomo di 28 anni - cittadino australiano - è stato accusato di omicidio plurimo. Le famiglie dei caduti avranno giustizia. Pero, non mi sentirete mai pronunciare il suo nome. È un terrorista. È un criminale, un estremista. Quando parlerò di lui, sarà senza nome, non gli darò alcuna notorietà. E ti imploro: pronuncia i nomi di coloro che sono morti piuttosto che il nome dell’uomo che li ha uccisi. Potrebbe aver cercato la notorietà, ma noi in Nuova Zelanda non gli daremo nulla. Non anche il suo nome. Signor Presidente, esamineremo anche il ruolo svolto dai social media […] Non c’è dubbio che siano esistite idee e linguaggi di divisione e di odio negli ultimi decenni, ma la loro forma di “distribuzione”, gli strumenti di “organizzazione” dell’odio sono nuovi. Non possiamo semplicemente sederci e accettare che queste “piattaforme” diffondano in tal modo l’odio. Non può esserci alcun caso di profitto sull’odio. Questo naturalmente non toglie la nostra responsabilità: dobbiamo affrontare il razzismo, la violenza e l’estremismo. Non ho tutte le risposte ora, ma dobbiamo trovarle collettivamente. E dobbiamo agire. Signor Presidente, siamo profondamente grati per tutti i messaggi di simpatia, sostegno e solidarietà che stiamo ricevendo dai nostri amici in tutto il mondo. E siamo grati alla comunità musulmana che è stata ed è con noi. […] Presidente, siamo una nazione di 200 etnie, 160 lingue. Apriamo le porte agli altri e diamo loro il benvenuto. E che questa stessa porta si chiuda su tutti quelli che sposano l’odio e la paura.
[…] Auguriamo a tutti di sentirsi al sicuro. Sicurezza significa essere liberi dalla paura della violenza. Ma significa anche essere liberi dalla paura di quei sentimenti di razzismo e odio, sentirsi in un luogo dove la violenza possa prosperare. E ognuno di noi ha il potere di cambiarlo.
Jacinda Ardern, primo ministro della Nuova Zelanda